IL PUNITORE #3
"Il Paradiso può attendere capitolo 3 - L'angelo custode"
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di Ermanno Ferretti

New York, parecchi anni fa, la chiesa cattolica di S. Paolo Apostolo, all'incrocio tra la sessantesima e Columbus Avenue.
L'interno è quasi deserto. Pochi fedeli pregano sparsi, in silenzio. Sul fondo un crocifisso è illuminato e risalta rispetto al buio diffuso, appeso in alto, con la testa di Cristo inclinata sulla spalla, sofferente, quasi a guardare, giù in basso, chi si dovrebbe pentire delle proprie azioni cattive.
In una navata laterale, una fila di confessionali. In uno la luce è accesa. All'interno si sente un bisbiglio. A confessarsi è il piccolo Frank Castle, 12 anni appena. Non è la prima volta che lo fa, non sarà nemmeno l'ultima. Il prete, padre Peter, lo conosce da quando è nato.
- Poi? - gli fa.
- Poi, ho risposto male ai miei genitori, specialmente a mio padre.
- Come mai?
- Non so... è cattivo con me, a volte. Mi picchia se vado male a scuola o se torno tardi.
- Frank, Frank... lo sai qual è il quarto comandamento?
- Il quarto?
- Sì, Frank. Li abbiamo fatti a catechismo, ti ricordi?
- Ah, sì. Onora il padre e la madre, credo.
- Proprio quello. Ti pare di onorare tuo padre pensando che sia cattivo senza motivo?
- No, però...
- Frank, i genitori sono più grandi di noi, Dio ce li ha messi accanto perchè ci guidino, ci dirigano. Loro non sbagliano, bisogna ascoltarli e obbedire a quello che ci dicono, non credi?
- Be'...
- Ok. Poi?
- Poi, c'è una cosa un po' strana...
- In che senso?
- Mi vergogno un po' a chiederlo...
- Non si tratterà di quella cosa là, vero?
- Quale?
- No, niente... dimmi, vai avanti, senza timore.
- Be', quando vado a letto mia madre mi fa sempre dire le preghiere...
- Giusto.
- Sì, e in mezzo a queste preghiere c'è anche l'"Angelo custode".
- Sì, è una bella preghiera, soprattutto per chi è giovane come te, Frank.
- Lo so, padre Peter. Però è qualche giorno che pensavo al mio angelo custode... voglio dire, se c'è un angelo custode significa che c'è qualcuno che ci protegge, vero?
- Sì, significa che Dio ci ha messo qualcuno vicino a guardarci e custodirci. Un po' come i genitori.
- Ma allora perchè mi succedono delle cose brutte? Voglio dire, se c'è un angelo custode che mi sta sopra la testa, come mai poi Billy Willington mi viene a picchiare ogni pomeriggio?
- Billy Willington, eh? Con questo faremo i conti dopo... Per quanto riguarda l'angelo custode, Frank, devi tenere presente che l'angelo non è lì per impedire che le cose succedano, ma solo per vederti, per consigliarti, per riferire a Dio quello che succede. Il tuo angelo non può impedire a Billy di picchiarti...
- No?
- No, può solo dirti di stare calmo e di non reagire. E che se porgi l'altra guancia riceverai poi la tua ricompensa.
- Quando?
- Poi. Per ora a Billy Willington ci penso io.
- Ma quindi può anche consigliarmi?
- Certo, e va ascoltato perchè ci dice sempre cose giuste.
- Ma, ecco, ho visto un cartone dove c'erano l'angelo e il diavolo che facevano la lotta per consigliare Paperino.
- Ah, sì, Paperino... Be', più o meno funziona così. Quando devi fare una scelta, c'è il tuo angelo custode che ti consiglia, ma dall'altra parte c'è anche un diavoletto, la tua parte cattiva possiamo dire, che tenta di non farti ascoltare i consigli dell'angelo e di farti sbagliare.
- Per mandarmi all'inferno?
- Esattamente. Bisogna che impari a riconoscere la voce dell'angelo e seguirla.
- Ma... e come faccio col diavolo?
- Il diavolo è tentatore e sa come imbrogliarti, ma tu devi essere più forte di lui.
- E come si fa?
- Dicendo tante preghiere, Frank. Supplicando la Madonna e soprattutto il Signore Gesù. Lo sai, vero, che Gesù, morendo e resuscitando, ha sconfitto il male?
- Sì, l'abbiamo fatto a catechismo.
- Ecco: il male è il diavolo. Gesù ha fatto un'azione buona ed ha vinto dandoci la possibilità di andare in paradiso. Tu devi comportarti alla stessa maniera.
- Devo morire?
- No, non morire. Ma compiere del bene per gli altri, sì. Altro da confessare?
- No.
- D'accordo. Dirai un rosario per ottenere l'assoluzione dal Signore. Ora dimmi l'"atto di dolore".

- Tu vieni dentro a quella casa con me.
Queste parole le riecheggiano ancora nella testa. No, non voglio venirci, pensa, ma come può dirglielo? Può supplicarlo, certo, implorarlo forse, ma anche questa potrebbe essere un'arma a doppio taglio. Può farla apparire inutile, può farla sembrare un peso, e quando sei un ostaggio in mano a uno psicopatico assassino forse è meglio far credere di essere indispensabile. Non era così che facevano anche gli ebrei durante l'Olocausto? Non tentavano di far vedere ai tedeschi quanto erano indispensabili per l'economia della Germania? Sì, certo. Però sono morti tutti lo stesso.
Stanno perlustrando la casa, ora. Lui si regge in piedi appoggiandosi su di lei ed ha sempre in mano la pistola, carica e pronta a sparare, oltre a qualche bomba a mano attaccata alla cintura, per assicurarsi che lei non faccia brutti scherzi. Lui non si fida di lei, è lampante, ma questo non la offende. Quello che è grave, pensa, è che nemmeno lei si fida di lui. Ha detto che non le farà del male, che la tirerà fuori viva, che non è lei che vuole. Sì, certo, belle parole. Ma non le ha anche appena detto di aver ucciso decine di persone al porto appena pochi giorni prima? Qualcuno trafficava droga, sì, ma la maggioranza erano innocenti. Che differenza c'era, ormai, per lui, tra colpevoli e innocenti, tra gente che andava punita e gente che non c'entrava niente? E dire che era uscita solo per andare a fare la spesa e invece s'era ritrovata il Punitore - mica un teppistello qualunque - in macchina con una pistola puntata contro di lei. E la polizia dov'è? Quanto ci mette ad arrivare qualcuno? Si salverà? Dio, sono così maledettamente insicura, pensa.
- Ok, adesso ascoltami bene, Jane.
Ascoltami bene, Jane. Ascoltami bene, Jane. Ascoltami bene, Jane.
- Dentro questa casa vivono degli esseri che non sono esseri umani.
Dentro ci vivono degli esseri non umani. Dentro ci vivono degli esseri non umani. Oh mio Dio, sto impazzendo, pensa. Sto impazzendo.
- Non sarà un bello spettacolo quando li affronterò.
Ma cosa mi sta dicendo? Voglio andare a casa, voglio il mio divano, voglio vedere queste cose in tv, non viverle. Dio, Dio, Dio, Dio.
- Tu però devi sempre restare con me. Se rimani con me non ti succederà niente.
Stavo solo andando a fare la spesa, dovevo comprare le crocchette per il cane. Il cane. Avrà fame adesso, sì, dovevo comprargli le crocchette.
- Jane, mi stai ascoltando?
- Uh?
- Jane - le urla, scuotendola - hai sentito quello che ti ho detto?
- I-i-io...
Inizia a schiaffeggiarla. E' in preda al panico, pensa Frank. Non va bene, non va affatto bene.
- Sveglia Jane! Mi servi!
- Uh? Come?
- Basta! Non ho tempo da perdere con le tue crisi! Cosa cazzo sei? Una nevrotica?
- Come?
- Una dannata malata di mente?
- Chi cazzo sei tu, brutto bastardo! Nevrotica io? Ma ti sei mai visto? Uno che se ne va in giro con un teschio stampato sul petto a parlare di angeli e diavoli e case e morti e risurrezioni?
- Sono anche uno che ha una pistola, ora.
E' vero, pensa Jane. Ha la pistola. Ma ora, all'improvviso, si accorge di essere uscita dal torpore di pochi secondi prima. E' di nuovo lucida, vede le cose come stanno, capisce cosa sta accadendo. Guarda Frank e lui annuisce leggermente. Anche lui s'è accorto che è tornata in sè ed ora potrà fare quello che si era prefissato.
- Bene, entriamo - le dice.

Stacco.
Nel buio di una stanza con le tapparelle abbassate, si scorgono due mani intente a cucire. Mani ruvide, grosse, che probabilmente non avevano mai tenuto in mano un ago prima, ma che si muovono febbrilmente, nervose, pesanti. Stanno cucendo qualcosa su di un maglione nero. E intanto dalla bocca dell'uomo esce una specie di filastrocca, simile a quelle che si canticchiano da bambini, appena sussurrata e accennata.
- Punire il Punito-ore, punire il Punito-ore.
E ride.

Quando decidono di agire tutto succede molto in fretta. Frank lancia subito una bomba all'interno della villa da una finestra e due secondi dopo il suo scoppio lui e Jane hanno già sfondato la porta, crivellandola di colpi. Nell'atrio, al piano terra, non si vede nessuno. Frank si ricorda bene l'ultima volta che c'è stato, quando gli avevano detto che avrebbe lavorato per loro. E si ricorda anche quella sensazione di smarrimento, di confusione mentale. Gli dicevano che doveva cambiare, ma intanto gli davano da fare le stesse cose che faceva prima. Ma adesso lo faceva per conto degli angeli, lo faceva per il Paradiso... Eppure avrebbe dovuto capire subito che non potevano essere angeli, lo sapeva chi erano gli angeli, glielo avevano insegnato da bambino, gli avevano detto che gli angeli non possono far del male a nessuno, che il loro unico compito è di custodirci, di vegliare su di noi. E all'improvviso si ricordava quella preghiera che faceva al suo angioletto, "Angelo di Dio, che sei il mio custode...".
No, questi non erano - non potevano essere - angeli. Ma chi si può fingere angelo, e avere i mezzi per poter sembrare un angelo, avere dei poteri, per così dire, soprannaturali? La risposta era molto semplice.

New York City. Oggi.
Una donna si muove nervosa per la cucina. Avrà poco meno di cinquant'anni, ben portati. In mano ha il telefono, uno di quelli col filo elastico lungo metri e metri, che ti permette di muoverti per tutta la casa senza staccare l'orecchio dal ricevitore. Per sua sfortuna, la signora Adrienne Bradley non ha nessuno che le risponda all'altro capo dell'apparecchio.
In quel momento, suo marito Ron entra nella stanza.
- L'hai trovata? - le chiede.
- No, non risponde nemmeno sul cellulare. Sei sicuro che fosse la sua macchina quella che hai visto in tv?
- No, però non mi va di correre rischi inutili. Io chiamo la polizia.
- Sì, d'accordo - e gli porge il telefono.

- Ti stavamo aspettando, Castle.
Frank e Jane si voltano, e si ritrovano queste tre "entità" alle loro spalle, braccia incrociate, perfettamente calmi e sorridenti. Jane è a bocca aperta: sembrano fantasmi, galleggiano a mezz'aria, apparentemente incorporei, con gli occhi spiritati. Allora, pensa, allora il Punitore non mentiva. Si tratta davvero di diavoli. Non sa se esserne sollevata oppure no: vuol dire che Frank le ha detto la verità, che la tirerà fuori di lì viva. Ma vuol dire anche che si sta scatenando qualcosa di molto potente. E iniziano a tremarle le mani.
Mezza casa è distrutta a causa della bomba, qua e là alcuni fuochi stanno prendendo vigore. A parlare è stato l'essere di mezzo, apparentemente il capo.
- Anch'io vi aspettavo.
- E... la signorina? - gli dicono, rivolgendosi verso Jane.
- Lei non c'entra, è qui solo per darmi una mano.
- Darti una mano a fare cosa, Castle? Cosa credi di poter fare? Pensi che una pistola e qualche bomba possano servire con noi?
- No. - e dicendo questo toglie la sicura ad un'altra bomba a mano e la getta in alto, sul corridoio del piano superiore, dove la prima bomba aveva fatto pochi danni.
- Credi - continua il diavolo - che non abbiamo altre case, altri posti dove andare? Credi che l'inferno possa avere problemi economici?
Frank non risponde ma lo fissa dritto negli occhi. Jane, al suo fianco, rimane muta. Ora sa di essere davvero in mezzo a qualcosa di più grande del Punitore. A Castle questo non sembra importare affatto. Estrae la pistola, toglie la sicura e spara, veloce, alle teste dei tre diavoli. Non succede niente, i tre diavoli rimangono lì, immobili, i proiettili li trapassano e vano a piantarsi contro il muro di fronte.
- Ancora una volta stai usando il nostro stile, Castle.
- E quale sarebbe?
- Uccidi la gente, fai del male, reagisci. Hai un elenco di peccati che nemmeno tutti i papi messi assieme ti battono.
- Vorrà dire che mi dedicherò alla carriera ecclesiastica.
- Non fare lo spiritoso, Castle. Credi di poter cambiare? Credi davvero che ti lasceremo andare? Tu sei nostro, ci appartieni.
- Non ho mai detto di voler cambiare. E comunque, non lavoro più per voi.
- Da quando, scusa? Per venire qui a dirci questo hai ucciso tre poliziotti innocenti che erano su un elicottero. Per la tua guida "spericolata" sono morte altre cinque persone, e due versano in gravi condizioni. La stessa signorina che è qui con te è già segnata. Se ti lasceremo vivere, Castle, sarà solo perchè tu sei dei nostri, perchè lavori per noi. L'hai sempre fatto e continuerai a farlo.
Ancora una volta Frank spara, questa volta solo al diavolo di mezzo, a quello che gli ha parlato finora. Mira al cervello, al cuore, all'inguine. Ancora una volta, però, i proiettili lo trapassano.
- M-ma n-non vedi? - gli fa Jane.
- Perfino la ragazza s'è accorta che i tuoi proiettili non possono farci niente, Castle. Che ti succede? Stai per impazzire completamente? Speri che da quella pistola esca improvvisamente un proiettile fatato che ci possa uccidere? Noi non moriamo, Castle. Non nasciamo nemmeno. Esistiamo da sempre e tu non puoi farci niente.
- Perchè pensate che vi abbia sparato?
I diavoli si guardano dubbiosi. Quella domanda li coglie di sorpresa. Stava tentando di ucciderli, almeno così hanno pensato finora, altrimenti non avrebbe sparato, prima a tutti e tre alla faccia, poi solo a quello di mezzo, dall'alto al basso. I tre si girano e sul muro dietro a loro, l'unico della casa che non è stato scalfito dalle bombe, i fori di proiettile hanno disegnato una croce.
Il diavolo di mezzo inizia a ridere mentre coi suoi compagni si rigira verso Frank. Ma nè Frank, nè Jane si trovano più al loro posto. La stanza è vuota.
- Dove sono? Dove sono finiti?
E alle loro spalle dai fori sul muro inizia ad espandersi una potente luce.

All'esterno, Frank e Jane si stanno dirigendo di gran passo verso la macchina. La casa ormai è un'unica fiamma rivolta verso il cielo, ma i due non si girano nemmeno a gettarvi un ultimo sguardo, come se se ne stessero andando da Sodoma e Gomorra e rischiassero di rimanerne pietrificati. Semplicemente Frank e Jane salgono e partono verso la città.

- Perchè? - fa lei.
- Perchè cosa?
- Perchè ce ne siamo andati via così, senza far niente?
- Non credo di non aver fatto niente. Forse ho fatto tutto.
- Ma quei diavoli saranno ancora lì, come prima, e anche se hai distrutto la loro casa ne troveranno di certo un'altra.
- Non è questo l'importante. L'importante è che ora sono di nuovo me stesso.
- Te stesso?
- Frank Castle. Quello vero.

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Note: E' forse una conclusione che conclude poco, me ne rendo conto. Cos'era la luce che si sprigionava dalla croce? E i diavoli, sono stati annientati oppure no? Risolverò mai questi dubbi? Forse no. In fondo, nemmeno Frank è curioso di saperlo. L'importante è che lui si senta di nuovo se stesso.